lunedì 4 gennaio 2010

Maram dedica la sua poesia a Max Peef

A Max


Hai due occhi che, attraverso la piccola lente della camera, vedono
il mondo immenso
grande è il tuo spirito che si arrampica fino alla cima incontaminata delle montagne

Hai due occhi che fotografano la vita
come una poesia
che scrivi preoccupato di non tralasciare alcun particolare
perfino gli odori
si sprigionano dalle tue foto

Hai abbandonato la seta e il satin
per toccare le pietre e la polvere
per fotografare un’altra bellezza nei mercati all’aperto
negli orfanotrofi




Hai due occhi che instancabili cercano
la luce negli angoli del mondo buio
in Africa
in Kosovo, a Gaza
segui le tracce dell’ingiustizia
e registri volti
sorrisi lacrime
e storia
basta che premi il dito sul bottone...
الى ماكس


لديك عينان ترى من خلال العدسة الصغيرة للكاميرة
العالم واسعا
وسع روحك المتسلقة ذروة الجبال النقية

لديك عينان تصور الحياة
كقصيدة
تكتبها حريصا ان لا تُهمِل أي تفصيل
حتى الروائح
تنبثق من صورك

هجرت الحرير وقماش الساتان
لتلمس الحجر والتراب
لِتَلقُط جمال آخر في الأسواق المفتوحة
في مَلاجِئ الأيتام




لديك عينان تبحثان بدون تعب
عن الضوء في زوايا العالم المُظلِم
في افريقيا
في كوسوفو في غزة
تقتفي آثار الظُلم
تدَون وجوها
ابتسامات ودموعا
وتاريخ
يكفي ان تضغط باصبعك على زر..

Commento di Michele Neri, dell'agenzia Grazia Neri

Non ci sono mezze misure, non ci sono sconti o scorciatoie. Che si tratti di fotografare un’emergenza sanitaria in Congo o una donna, Max Peef cerca il confronto totale, intimo, ideale. Scopre Maram al Masri, poetessa siriana e musulman laica, attraverso I suoi libri, si innamora della bellezza del suo coraggio e vuole avvicinarsi. Passa giorni con lei, dialoga con i sensi, scopre tutto quello che può sulla sua magnifica persona e su di sé. Lo fotografa. Lo celebra. Lo espone.

Il commento di Maram Al Masri al libro del fotografo

Devant ou face à son appareil photo, Max vous donne l’impression d’être magnifique. Ce regard pur qu’il jette à l’être qu’il photographie lui rend sa vérité.
Il te met tellement en confiance que tu oublies qu’il y a un appareil qui capture ton geste. Ceci n’est pas un livre de mode, ni un livre où on glorifie une personne. C’est un livre composé par un photographe  et un poète ; une femme ordinaire face à sa vie quotidienne, dans ses moments de joie, de lassitude, de défaite et de gloire. Ce n’est pas facile d’être photographiée dans son intimité, pourtant, je suis un poète qui expose déjà son intimité dans ses écrits… Mais je voudrais dire qu’il m’a tellement mise en confiance que cela fut facile. J’ai accepté d’être dans son objectif car j’ai perçu son art et son humanité à travers les photos qu’il a faites des enfants d’Afrique et son combat pour la justice, ainsi que son soufisme. Et il m’a dit « Oublie qu’il y a un photographe ». C’est vrai, à un moment, j’ai oublié et, à certain moment, j’étais si en confiance, qu’il m’a donné à penser que j’étais devant une femme, comme moi. »

Pubblicato il nuovo libro di Max Peef


“Hai mai pensato” mi domandavo”se un giorno incontrassi la donna che c’è in te?”
Mi sono sempre chiesto, spesso anche sorridendo, dove finisca l’uomo che sono e dove cominci questa silenziosa parte di donna che in ogni uomo è ben radicata e nascosta; dove la donna prenda possesso di quella parte di me e dove l’uomo possa dire di aver trovato quella parte femminile di cui inconsciamente non mi sono mai reso conto di avere.
“Scava! Guardati dentro, non lasciare che il tempo possa sempre avere i connotati, a volte tristi, di un uomo e che, a volte, con quella faccia spesso attonita, non sai spiegarti quale possa essere l’origine dei momenti di tristezza o di tenerezza, di amabilità, o di comprensione, di euphoria e necessaria dolcezza che inesorabilmente mortifichi come se fossero da tenere sotto controllo.
Le donne come me sono come te Maram, innamorato pazzo della vita che scorre dentro di me.
...
...
(Max Peef)